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Progettare con il colore

Intervista con Massimo Caiazzo, presidente dell’Associazione Italiana dei Consulenti del Colore

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Published: 23 mar 2021
“Per me non è pensabile un progetto di sola luce o di solo colore”, dice Massimo Caiazzo, vicepresidente della International Association of Color Consultants (IACC) e presidente della IACC italiana. “Luce e colore”, aggiunge, “contribuiscono insieme a generare un clima cromatico e a migliorare la qualità dei luoghi. L’approccio della consulenza cromatica non mira a usare il colore come decorazione, come accessorio che si sovrappone al progetto, ma sulla base di quelli che sono i suoi effetti fisiologici, psicologici, ergonomici e così via”.
Progettare con il colore

Residence Zambala, progetto del colore dell'esterno e degli interni (2013, Milano)

“Luce e colore”, aggiunge, “contribuiscono insieme a generare un clima cromatico e a migliorare la qualità dei luoghi.”
Le riflessioni e la vicenda professionale di Caiazzo come designer e consulente del colore hanno potuto beneficiare dall’incontro con tre maestri eccellenti. Il primo è Alessandro Mendini, nel cui atelier milanese Caiazzo lavora durante gli anni Novanta e i primi Duemila: “uno dei pochi studi dove si poteva parlare di colore”, in un’epoca di design dominato da bianco, nero e grigio metallizzato. Mendini, racconta Caiazzo, aveva un approccio al colore “da artista: istintivo, ma accompagnato da grandi cultura e consapevolezza”.

La folgorazione sulle piene potenzialità del colore poi arriva grazie a un libro, Color, Environment, and Human Response del grande progettista tedesco Frank H. Mahnke, e alla successiva corrispondenza e conoscenza con il suo autore. Lo studio sistematico e la professionalizzazione delle competenze di color consultant, infine, portano Caiazzo a conoscere il prof. Narciso Silvestrini, teorico del colore, che “attraverso la speculazione filosofica perveniva a conclusioni assolutamente in linea con quelle di IACC International”.

Tra gli insegnamenti fondamentali che conserva a distanza di anni, Caiazzo ricorda l’importanza dell’equilibrio: “per essere sereni, gli ambienti devono essere cangianti e rispettare i principi dell’ergonomia del colore, ossia considerare l’ambiente sulla base delle funzioni che vi vengono svolte. Gli stessi colori non possono essere indifferentemente adatti a una scuola, a un ospedale e a un ambiente privato”. Un principio in accordo con i più recenti frutti della ricerca scientifica sul rapporto tra luce e benessere e suiritmi circadiani, tanto in casa quanto nei luoghi di lavoro.
 
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Il carcere di Bollate (foto © Endstart)



IL CARCERE DI BOLLATE (MI)

Per sperimentare tutto quello che avevo letto in Mahnke e per mettermi alla prova, nel 2008 proposi un progetto senza scopo di lucro al carcere di Bollate”, dice Caiazzo. “L’obiettivo era arginare il grado di aggressività e gli aspetti depressivi che fanno parte di un luogo come un carcere”. Durato due anni e portato a termine dagli stessi detenuti, l’intervento “ebbe un effetto immediato: non soltanto i detenuti ma anche la polizia penitenziaria e le persone che andavano a trovare parenti o amici hanno riscontrato un ambiente meno ostile”. Oltre a ritinteggiare esterni e interni del penitenziario, l’intervento ha portato alla sostituzione delle luci fluorescenti “freddissime” con sorgenti relativamente più calde e soprattutto dotate di un più alto indice di restituzione cromatica per far sentire più a proprio agio detenuti, lavoratori e visitatori, per quanto possibile data la natura del luogo.
 
Progettare con il colore

Autobus AMT, Verona (foto © Alex Belgioioso)
 



LA FLOTTA DI AUTOBUS DELL’AMT VERONA

“Nel 2004-2005 fui chiamato dall’Azienda Mobilità e Trasporti di Verona perché avevano un problema di vandalismo”, dice Caiazzo. “Secondo una ricerca dell’azienda, l’insoddisfazione degli intervistati nasceva dal fatto che i mezzi pubblici erano brutti, sporchi, destinati solo ai più poveri, e restituivano un’idea molto negativa, che era poi la vera causa del vandalismo.

Cambiammo i colori senza intervenire sulla forma di esterni e interni ma agendo sul clima cromatico, trovando i rapporti giusti ed eliminando i grigi. Con quel progetto il tasso di vandalismo si ridusse del 20%, perché le persone si sentivano accolte e potevano apprezzare negli autobus una manifestazione della società civile, la capacità di rendere qualsiasi luogo più gradevole e fruibile”.
 
Progettare con il colore

La sala dell’abitazione di Gianna Nannini (fotografia © Matteo Tresoldi)


CASA DI GIANNA NANNINI

Oltre a lavorare per enti pubblici, Caiazzo ha tra i propri clienti anche numerosi privati. Un caso particolarmente interessante, e non solo per la fama del personaggio, è quello di Gianna Nannini a Milano. “Aveva una casa meravigliosa”, racconta Caiazzo, “ma è abituata a comporre al pianoforte e nella sua sala tutta bianca non riusciva a farlo. Un ambiente che pensiamo bianco non sarà mai davvero bianco: sarà piuttosto sempre grigio”, per via delle ombre.

Dopo aver analizzato il luogo e le abitudini della padrona di casa, Caiazzo ha preparato un progetto cromatico che non stravolgeva l’identità dell’ambiente ma utilizzava sei bianchi diversi, ciascuno con una diversa resa cromatica delle ombre. Inoltre, considerando la tripla esposizione dell’attico alla luce solare, ha proposto l’utilizzo di tende colorate, grazie alle quali lo spazio cambia insieme alla luce del giorno, e di finestre in vetro satinato, che amplifica la rifrazione dei colori.
 
Progettare con il colore

I colori dell’anno annunciati da Pantone per il 2021
 


MODE E CULTURA PROGETTUALE

Un suggerimento importante che emerge dalle parole di Caiazzo è di non lasciarsi sopraffare dalle mode, come capita a chi prende un po’ troppo sul serio ilcolore dell'annodecretato periodicamente dall’azienda Pantone. “Puoi decidere di usare quel colore”, dice Caiazzo, “ma devi farlo da progettista, seguendo le regole dell’ergonomia. I trend, se non vengono governati da un progettista consapevole e responsabile, diventano un boomerang”.

Per esempio, qualcuno si è fatto prendere la mano dal Greenery, colore dell’anno 2017, e ha esagerato con il verde acido in cucina, ed è un problema: “sia dal punto di vista visivo, sia da quello sintetico perché non è solo la vista a percepire i colori. Il colore porta con sé odori e gusto, e quindi una cucina verde acido, passata la moda dopo un paio d’anni, si rivela un errore clamoroso. È anche una questione di sostenibilità, che non significa solo scegliere materiali riciclati, ma anche far sì che una persona non si trovi a buttar via una cucina ancora in buone condizioni perché non ne può più di vederla”.