Olafur Eliasson ha cinquantatre anni ed è uno tra gli artisti più famosi del mondo.
Vogue lo ha definito un
artivist, perché da circa vent’anni le sue opere si occupano di cambiamento climatico. Netflix gli ha dedicato la prima puntata della seconda stagione di
Abstract (
Olafur Eliasson: il design dell’arte), la docu-serie che racconta i grandi innovatori dell’arte e del design contemporanei, quelle persone che stanno cambiando le regole del gioco con estro e creatività.
Olafur Eliasson in Olafur Eliasson: il design dell’arte
Nato nel 1967, e cresciuto in Islanda e Danimarca, Olafur Eliasson ha studiato alla Royal Danish Academy of Fine Arts. Dal 1995 vive a Berlino, dove ha fondato lo Studio Olafur Eliasson, che oggi comprende un team di 75 creativi. Le sue opere spaziano dalla scultura alla pittura, dalla fotografia alle installazioni. L’elemento costante che le caratterizza è l’indagine del rapporto tra la percezione umana e il mondo, e come il pensiero si possa trasformare in azione. Spesso le sue creazioni sfondano i confini del museo per irrompere nel mondo esterno, attraverso opere di architettura o progetti su larga scala che danno vita a esperienze immersive. Da circa vent’anni esplora il rapporto tra esseri umani e natura, mettendo in relazione le sue creazioni con l’ambiente circostante, e ponendo l’attenzione sul cambiamento climatico. Come dichiara alla fine della sua puntata di Abstract, “se vogliamo cambiare qualcosa riguardo al clima, deve essere esplicito, dev’essere fisico. Ed è questa la cultura, no? La cultura è, in buona parte, fisica. Sono le cose là fuori nel mondo”.
Uno scatto da The Wheater del 2003
Il progetto The Weather, esposto alla Tate Modern nel 2003, segna il primo passo verso una nuova consapevolezza sul clima.
È una delle sue installazioni site-specific più famose: si tratta di uno spazio enorme, in cui l’artista ha reso visibile l'aria, il vuoto e l’atmosfera attraverso una nebbia artificiale. In fondo alla Turbine Hall, una semisfera retroilluminata diffonde una luce calda: il soffitto è ricoperto di specchi, trasformando la semisfera in un sole, e moltiplicando lo spazio.
L’effetto ottenuto è quello di un grande tramonto al chiuso; una luce gialla monocromatica inonda l’ambiente e dà la sensazione di attraversare uno spazio ultraterreno e, allo stesso tempo, di essere sotto un cielo artificiale. Un luogo contemplativo e coinvolgente, che si offre a molteplici interpretazioni: per alcuni spettatori si trattava di un luogo spirituale in cui poter entrare in contatto con la propria dimensione interiore; altri, invece, si sono sentiti immersi in uno scenario post-apocalittico, intriso di sentimenti negativi, pervaso da un’atmosfera funerea e nefasta. Un ruolo importantissimo in The Weather ce l’ha la luce: il sole artificiale è ciò che rende possibile la resa “materica” dell’aria, per la creazione di un’atmosfera crepuscolare così intensa, realistica e parossistica allo stesso tempo. Al centro della ricerca artistica di Eliasson c’è da sempre la volontà di indagare le differenti percezioni umane rispetto al mondo esterno: all’inizio della puntata di Abstract a lui dedicata, Eliasson guarda in camera e si rivolge allo spettatore, rompendo la quarta parete (proprio come aveva fatto qualche anno fa Frank Underwood, in House of Cards). L’artista danese chiede allo spettatore di fare un esperimento, di collaborare con lui spegnendo ogni luce, in modo tale che resti solo quella dello schermo. Eliasson chiede adesso di immaginare lo schermo come una lampada e di concentrarci, quindi, sullo spazio circostante, su come noi spettatori stiamo in quello spazio. Eliasson copre la camera con un pannello giallo per alcuni secondi. Poi passa a un pannello viola e ci invita a notare come cambia la nostra percezione adesso che la stanza è immersa in una luce viola. L’ultimo pannello è blu. Ogni colore cambia la nostra percezione e le nostre emozioni, i nostri sentimenti: “ogni colore ci influenza in modo diverso. Ecco cos’è l’arte: sei coautore insieme a me. Il protagonista principale. Quello che vedi dipende da te”, conclude Eliasson. In questo processo di creazione condivisa, la luce è fondamentale.
Ogni colore ci influenza in modo diverso. Ecco cos’è l’arte: sei coautore insieme a me. Il protagonista principale. Quello che vedi dipende da te.
La visione artistica di Eliasson è ben riassunta da Earth Perspective, un progetto lanciato per l’Earth Day 2020 sul suo account Instagram. L’artista ha postato nove immagini della Terra (ciascuna dedicata a un luogo minacciato dal cambiamento climatico, come la Great Barrier Reef) colorate di arancione e rosa, con un punto al centro; ha invitato, quindi, i suoi follower a fissare per dieci secondi il punto sulla mappa e a spostare poi lo sguardo su una superficie neutra, dove appare l’immagine residua in diversi colori. Per Eliasson è questa l’opera d’arte: una nuova visione del mondo creata proprio dalla collaborazione tra artista e fruitore.
Ice watch del 2014 racconta in modo ancora più esplicito il cambiamento climatico ed è un esempio perfetto dell’idea trasformativa dell’artista, del pensiero che diventa azione. Per comunicare lo scioglimento dei ghiacciai, Eliasson fa prelevare dodici enormi blocchi di ghiaccio dal mare della Groenlandia, disponendoli in mezzo alla City Hall Square di Copenhagen, in cerchio. Le persone possono avvicinarsi al ghiaccio, toccarlo, sentirlo, assistere in prima persona al suo scioglimento.
Si tratta di un'opera semplicissima, che nasconde una componente emotiva molto incisiva: sappiamo tutti che i ghiacciai stanno scomparendo, ma attraverso Ice Watch riscopriamo il fenomeno in prima persona: è come se lo vedessimo per la prima volta. Ice Watch sparirà, così come spariranno i ghiacciai.
Olafur Eliasson racconta In real life
Nel corso del 2019 la Tate Modern ha nuovamente ospitato l’artista: nel gennaio di quest’anno si è conclusa In Real Life: trent’anni di carriera raccontati attraverso trenta opere, disposte non in ordine cronologico ma accostate per assonanze. Manca l’indicazione di un percorso espositivo prestabilito: può essere quindi costruito da ciascuno seguendo le proprie preferenze individuali. Sala dopo sala, sono presenti tutti gli elementi cari all’artista: la denuncia del cambiamento climatico, sempre presente e straziante, l’attenzione per la percezione visiva e i suoi inganni, l’amore per la geometria intrinseca alla natura. Un'esperienza multisensoriale, che da Londra si è appena spostata al Guggenheim di Bilbao.
Nel prossimo futuro, Eliasson arriverà con un’installazione in Val Senales, in Sudtirolo, usando lo scioglimento del ghiacciaio Giogo Alto (Hochjochferner) come esempio eloquente del surriscaldamento globale. L’inaugurazione è, Coronavirus permettendo, prevista per il 20 giugno 2020, in coincidenza con il solstizio d’estate. Le opere di Eliasson raccontano il nostro mondo, contribuendo alla sensibilizzazione sugli argomenti più importanti e cruciali del nostro presente e del nostro futuro (un altro suo progetto famosissimo è Little Sun, che porta l’illuminazione a basso costo in zone dell’Africa senza elettricità), pur non perdendo di vista un aspetto fondamentale dell’arte, quello di stimolare le corde della nostra percezione sensoriale. Le sue installazioni sono coinvolgenti sia per il corpo che per la mente. Fanno riflettere, ma anche commuovere, offrendoci una chiave di lettura della bellezza del mondo e della sua fragilità. Usando le parole dell’artista, “è importante parlare del clima in un linguaggio che non sia sempre tragico. È molto importante progettare cose che abbiano una storia positiva”.