“Volevamo che la galleria rappresentasse un vero e proprio incontro del pubblico con il gioiello e che custodisse una certa magia”, dice Evelyne Possémé, curatrice della
Galerie des Bijoux (Galleria dei Gioielli) nel Musée des Arts Décoratifs di Parigi. “In molti casi, anche se non tutti, i materiali e le tecniche con cui sono realizzati i gioielli esposti non sono normalmente accessibili al grande pubblico, sono cose da ricchi. A Roberto Ostinelli, scenografo e architetto che ha curato il progetto originario della Galerie, avevamo detto di ispirarsi alla caverna di Alì Babà”. Proprio come il personaggio delle
Mille e una notte, il visitatore si ritrova circondato di tesori ai quali non avrebbe mai immaginato di potersi avvicinare, e ha l’impressione che brillino di luce propria.
Ph: Didier Boy de la Tour
Il visitatore si ritrova circondato di tesori ai quali non avrebbe mai immaginato di potersi avvicinare, e ha l’impressione che brillino di luce propria.
La Galerie des Bijoux, supportata da Van Cleef & Arpels e dall'Ecole des Arts joailliers, è stata aperta nel 2004 all’interno del Musée des Arts Décoratifs, che fa parte del complesso del Louvre; in due spazi espone circa 1000 pezzi dei 7000 totali compresi nella collezione, disposti in ordine cronologico a coprire un arco temporale che dal medioevo arriva fino al presente.
È l’unico ambiente del museo illuminato con sola luce artificiale. Le finestre sono state oscurate e i muri interamente rivestiti da pannelli scuri: in questo modo, gli oggetti d’oro e le pietre preziose emergono in tutta la loro brillantezza su un fondo uniforme. Le teche trasparenti in cui sono custoditi vanno dal pavimento al soffitto, e i gioielli sono disposti ad altezze diverse: sorretti da supporti sottili, “sembrano sospesi in aria”, dice Possémé, e su nessuno cadono ombre portate.
Ph: Didier Boy de la Tour
Mentre la progressione orizzontale degli oggetti, come abbiamo visto, segue la linea della Storia, la dimensione verticale rispecchia la posizione che i gioielli sono destinati a occupare sul corpo di chi li indossa: tanto che alle persone della “giusta” altezza, il gioco di luci e riflessi consente di vedersi proiettati addosso collane o diademi preziosi. In parte, è stato necessario fare di necessità virtù: “era impossibile neutralizzare completamente i riflessi”, spiega Possémé, “quindi abbiamo deciso di mantenerli e di giocarci, perché contribuivano alla magia del luogo. Per trovare il modo giusto di gestirli, abbiamo fatto dei laboratori speciali durati alcune settimane con studenti di nuove tecnologie”.
Ma se è vero che un diamante è per sempre, sarebbe eccessivo aspettarsi lo stesso da un impianto di illuminazione, tanto più in un periodo di rapida evoluzione tecnologica. A distanza di 15 anni dall’inaugurazione della Galerie, la manutenzione e la sostituzione delle componenti nel vecchio impianto in fibra ottica era diventata difficoltosa e la qualità della luce negli spazi si era deteriorata. “Alcuni gioielli non si vedevano più bene”, racconta Possémé; inoltre, “molti gioielli in esposizione sono prestiti da parte di grandi maison del lusso e hanno particolari esigenze scenografiche, che era difficile soddisfare con l’impianto precedente”.
Ph: Didier Boy de la Tour
Oggi per fortuna è possibile utilizzare i LED, con notevoli vantaggi tecnici, economici e ambientali, e così la luce nella Galerie è stata rinnovata, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, senza modificare l’atmosfera ma solo le soluzioni utili a crearla. Avendo collaborato con la maison Van Cleef & Arpels su una mostra al Musée des Arts Decoratifs nel 2012 e poi su un’altra a Pechino nel 2018, Possémé era entrata in contatto con
l’agenzia di lighting design Voyons Voir, e il direttore del museo ha accolto la proposta di affidare a loro la gestione del progetto. Con ottimi risultati: “l’effetto è straordinario”, dice Possémé; “non succede spesso che lo stesso concetto funzioni ancora dopo tutto questo tempo, ma è ancora attuale e potremmo conservarlo per altri 15 anni”. E uno dei fattori che contribuiscono alla tenuta estetica duratura è la discrezione dell’illuminazione: “Non credo che i visitatori si rendano conto della luce”, dice Possémé, “anche perché è molto più facile notare una luce scelta male che una scelta bene”.