Nella terra che Giosuè Carducci ha cantato, nasce la cantina Masseto. Il nome deriva dall’argilla blu, elemento costitutivo di questa collina che si concretizza in duri blocchi, detti ‘massi’, i quali si formano sulla superficie del vigneto. Qui, su un pendio a lungo inutilizzato, negli anni Ottanta vennero impiantate le vigne di Merlot che, nel 1986, portarono alla prima annata di Masseto. La cantina è controllata dalla famiglia Frescobaldi che, da settecento anni, abita la Toscana e che, in anni recenti, si è dedicata a sviluppare e celebrare le diversità del terroir toscano.
Il primo passo per la risistemazione della cantina è stato mosso nel 2012, con il lancio di un concorso europeo; l’ultimo è stato fatto ad aprile 2019 con il completamento dell'edificio. Le direttive architettoniche del bando specificavano che la cantina doveva essere una vera e propria opera d’arte. L’azienda ha indetto quindi una gara a invito, a cui hanno partecipato firme internazionali dell’architettura, vinta dallo Studio ZITOMORI.
Gli architetti Hikaru Mori e Maurizio Zito hanno pensato ad una architettura per il vino che rappresentasse l’azienda, rafforzasse l'identità del brand e incarnasse la sua filosofia. Uno spazio per persone e tecnologie, perfetto per la produzione e la conservazione. I due concetti attorno a cui si è sviluppato il progetto sono quelli di “sacralità del luogo” e di “atemporalità”, per non legare l’edificio ad un tempo definito e specifico.
La cantina non ha un ruolo dominante nel paesaggio, ma in esso si integra. In secondo luogo l’architettura risponde a precise richieste funzionali del processo produttivo a gravità che stratifica in verticale le fasi del ciclo produttivo del vino, dal ricevimento delle uve, alla vinificazione, fino all’affinamento in barrique.
Lo studio ZITOMORI ha quindi individuato nel concetto di “Cava” il tema portante del progetto: mentre, guardando dall'esterno, emergono dalla collina solo il corpo destinato alla ricezione dell’uva e l’edificio storico a due piani, all'interno lo studio ha creato gli spazi non costruendo, ma estraendo massa. Volumi in aggetto e vuoti con forme irregolari aumentano la sensazione di essere all’interno di una cava; le superfici con texture e scanalature differenti rappresentano le tracce lasciate dall’estrazione. L’illuminazione artificiale in questo ambiente, completamente sotterraneo, crea giochi di luce ed ombra proprio per sottolineare sia il rapporto fra vuoti e pieni, sia le texture sulle pareti. Gli incassi iRound sono installati direttamente nel cemento armato e leggermente arretrati per evitare problemi di abbagliamento; in alcuni casi sono stati posti vicino alle pareti verticali perché il loro cono di luce si proiettasse sulle pareti stesse. La profondità della scala che scende fino al secondo livello interrato è indicata dall’uso di linee di luce Underscore InOut; un apparecchio da esterni, perché questo tipo di ambiente ha richiesto un grado di protezione IP 66 per l’alto tasso di umidità. Dal locale della fermentazione con i suoi dodici tini, attraverso una parete di vetro fumè, lo spazio si espande e si affaccia sulla barriqueria del primo anno; una scala scavata conduce in profondità ad una passerella poggiata su una vasca d’acqua. La texture delle pareti di tutti gli ambienti, oltre ad essere sottolineata in radenza dall’alto dagli incassi, in alcuni passaggi è enfatizzata invece dal basso, utilizzando sia apparecchi lineari come Linealuce, sia apparecchi puntiformi come Light Up Orbit.
All’estremità della barriqueria del secondo anno c’è la sala degustazione in vetro, un cubo parzialmente sospeso. Dall’altro lato, nascosto dietro una parete rivestita di pietra, si trova la cantina storica, nominata il caveaux Masseto, dove vengono conservate e incustodite bottiglie di ogni annata, sospese all’interno di una rete di acciaio inox. Perimetralmente alle barriquerie e alla cantina storica, si trovano i corridoi tecnici e di controllo del processo di vinificazione. La cantina ha due anime infatti e per questo l’illuminazione risponde sia alle esigenze di visita che di lavoro.
Ritornando in superficie, spostandosi dal buio verso la luce, una scala in cemento conduce all’interno di Casa Masseto, ricostruita preservando il suo aspetto storico, per rendere omaggio a un luogo di lavoro che svela i segreti di ogni annata di Masseto e all’impegno delle persone nella loro interazione con la natura.
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