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Il Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia

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Il 2 giugno 2020 è tornato a splendere uno dei simboli più importanti di Ferrara, quel Palazzo Schifanoia che, con i suoi fasti rinascimentali, ha affascinato per secoli i suoi visitatori.

La sua riapertura arriva dopo il terremoto del 2012, i restauri architettonici dedicati al miglioramento strutturale antisismico e l’emergenza da Covid-19, rendendo nuovamente fruibile la parte più significativa dell’edificio, ovvero il grandioso Salone dei Mesi, uno dei capolavori dell’arte italiana del Rinascimento.

Testimonianza eccezionale della magnificenza della corte degli Este, Schifanoia deve la sua fama al marchese e poi duca Borso che plasmò l’edificio a sua immagine e somiglianza. Fulcro del suo intervento è il magnifico Salone dei Mesi, fatto decorare dal principe estense intorno al 1469 per celebrare la sua azione di governo. Una miscela di sapienza antica, astrologia e pragmatismo politico elaborata da Pellegrino Prisciani, astrologo e bibliotecario di corte, per esaltare l’età dell’oro che la città visse nei vent’anni di potere borsiano, dal 1450 al 1471. Un’impresa collettiva nella quale svetta il genio pittorico di Francesco del Cossa accanto ad altri maestri, tra i quali emerge il giovanissimo Ercole de’ Roberti.

La progettazione del nuovo sistema di illuminazione, a cura dello STUDIO PASETTI lighting, racconta il programma legato alla politica del Duca Borso in modo sorprendente, dinamico e gestito con sistemi Bluetooth.

All’interno del Salone dei Mesi non c’è apporto di luce naturale e ingresso ed uscita sono obbligati. La nuova illuminazione prende origine da una struttura lineare a pavimento, denominata modulo integrato lineare, disegnata dallo stesso studio, che svolge varie funzioni: barriera perché i visitatori non si avvicinino troppo agli affreschi; sostegno e base per l’installazione degli apparecchi d’illuminazione; base per gli schermi che ospitano la parte scientifica e didattica per il pubblico. Per accogliere la dotazione tecnica, costituita dai proiettori, il modulo balaustra MDF ricoperto di lamiera, ha una base sulla quale sono stati installati 3 binari Low Voltage.

Su questi binari sono applicati apparecchi diversi: su quello più esterno, quello più vicino agli affreschi sono installati, con un’interdistanza fissa di circa 90 cm, apparecchi lineari, “speciali” con ottica Wall Washer utilizzati per avere l’illuminazione omogenea di tutta la parete verticale, in radenza. Anche la temperatura colore utilizzata in tutti gli apparecchi, pari a 3500 K, fuoriesce dagli standard dei prodotti di serie: è stata individuata a seguito di numerose prove di campionatura per equilibrare le differenze di riflettenza cromatica tra la parete Est e la parete Nord negli affreschi, dove la pigmentazione, alterata dai secoli, tendeva a virare verso tonalità troppo calde, ingiallite. L’elevata resa cromatica è garantita da un “color rendering index” (CRI) superiore a 95 e soprattutto dalla puntuale resa cromatica in relazione alla frequenza del colore rosso R9 superiore a 80.

Sempre a cura dello studio Pasetti, sono stati prescritti i frangiluce speciali per i quattro apparecchi lineari che si trovano di fianco all’ingresso e all’uscita dalla Sala dei Mesi, per evitare qualsiasi rischio di abbagliamento per i visitatori.

Sul binario centrale sono installati dei Palco profilatori per evidenziare la fascia dello Zodiaco per la quale è stata messa a punto una sequenza di accensioni. Il terzo binario, quello più interno, ospita altri proiettori Palco Low Voltage profilatore per l’evidenziazione di alcuni particolari della fascia inferiore e della fascia superiore degli affreschi.

Il lavoro più impegnativo è stato proprio quello di adattare le alette e il blocco del gruppo ottico per ottenere il quadrato perfetto per la forma della fascia dello Zodiaco ed evitare così la deformazione geometrica prospettica legata al fatto di proiettare l’effetto luminoso, in diagonale stretta, dal basso verso quattro e più metri di altezza.

Un importante impegno di ricerca e di ingegnerizzazione è stato dedicato alla richiesta del Lighting Designer, Alberto Pasetti Bombardella, per ottenere forme diverse del flusso luminoso, che si adattassero alla geometria sfumata dei particolari che dovevano essere evidenziati. In questo caso si è lavorato, ispirandosi al rigoroso principio dell’anamorfosi per mettere a punto dei gobos diversi tra loro, per un numero di oltre 50 unità, con forme specifiche. L’anamorfosi è un tipo di rappresentazione pittorica realizzata secondo una deformazione prospettica che ne consente la giusta visione da un unico punto di vista - risultando invece deformata e incomprensibile se osservata da altre posizioni- che fu molto in voga nei secoli XVI e XVII.

Nella progettazione complessiva è stata studiata la messa in scena di due sequenze, reversibili, per animare la lettura degli affreschi, nelle tre diverse fasce che fanno riferimento all’ordine divino, astrologico e terreno. Il tutto è gestito attraverso il sistema di controllo Quick BLE, che gestisce e memorizza accensioni, scene, dimmerizzazioni.

Le scene realizzate, su concept e progetto dell’architetto Pasetti in base alle indicazioni precise dello storico e curatore Giovanni Sassu, si distinguono fra scene dinamiche e scene statiche. Le scene dinamiche sono 2.

Il visitatore giunge nel salone con un livello d’illuminazione molto basso; l’unica luce proviene dalle ledstrip blu alla base del modulo, con la potenza dell’impianto dimmerata fino al 5% della sua potenza.

Poi si passa alla lettura della fascia dei mesi, (Zodiaco dettagli) raccontati attraverso i segni astrologici: si inizia con la Bilancia e si finisce con l’Ariete. In questa fascia i Palco Framer con il sagomatore quadrato, evidenziano il singolo mese, con una luce che aumenta di intensità per 4 secondi (fase di fade in) e poi con una luce che si abbassa di intensità, sempre per 4 secondi (fase di fade out). Il tutto in una maniera molto morbida, molto graduale.

L’architetto Pasetti ha posto al centro del progetto questa morbidezza della luce che scorre sugli affreschi, tanto più nei passaggi della lettura dinamica delle opere.

Una luce molto equilibrata e omogenea è quella usata anche per offrire l’illuminazione quando non ci sono visite guidate. Con un livello di illuminazione molto contenuto di circa 100 lux si riesce a leggere tutto il Salone dei Mesi, nelle sue parti affrescate e nelle sue parti deteriorate, poiché dipinte con una tecnica analoga alla tecnica (a secco) di Leonardo da Vinci per la sua Ultima Cena, avendo così un’immagine più completa ed omogenea di tutto lo spazio.

Infine, nella terza scena realizzata i Palco framer, dotati di circa 50 specifici gobos, realizzati appositamente, ri-inizando dalla Bilancia, vanno ad enfatizzare dei particolari degli affreschi sia nella fascia superiore che inferiore rispetto alla fascia dei mesi. Per esempio, sulla parete est, un riquadramento in orizzontale porta l’attenzione del visitatore verso degli occhi che lo scrutano dall’interno di un’architettura o alcune e ellissi proiettate invece diagonalmente ci portano verso altri particolari.

Le scene fisse sono invece 52 e sono quelle che sono state impostate per dare vita alla lettura dinamica, però è possibile richiamarle singolarmente e mantenerle per tutto il tempo necessario. Questo è un servizio molto utile soprattutto in fase di visita guidata, in cui la guida può decidere di organizzare la lettura come meglio crede o secondo richieste specifiche del gruppo che si trova davanti. La lettura dinamica è stata fortemente voluta dal progettista ed è basata su studi neuroscientifici per cui sembra che l’approfondimento dalla visuale generale a quella del singolo dettaglio permette una forma esplorativa significativa nella formazione di nuove sinapsi concorrendo alla formazione di mappe neurali inedite nella mente visiva del visitatore.

Tutte queste possibilità sono create e gestite attraverso l’app Quick BLE di iGuzzini. Si utilizza quindi un sistema Bluetooth per la gestione degli apparecchi, per il loro commissioning e questo è ormai un vantaggio assodato dei sistemi BLE, soprattutto in quegli ambienti di valore storico artistico, in cui non è possibile intervenire ulteriormente con nuovi impianti elettrici.

Il Quick BLE ha inoltre un’estrema semplicità di uso attraverso anche device come lo smartphone: basta scaricare l’app iGuzzini Smart Light e si possono gestire dimmerazioni e commissioning, rendendo estremamente semplici i lavori di realizzazione del progetto illuminotecnico e della gestione da parte di chi deve occuparsi degli aspetti impiantistici del Bene Culturale.

C’è poi anche l’indubbio vantaggio della semplicità di uso di questa app che può essere apprezzata in modo particolare dal visitatore.

Durante le visite guidate, la guida, attraverso lo smartphone, può gestire le diverse accensioni. In particolare per questo progetto è stato messo a punto lo strumento del “sequencer”, che permette alla guida di poter interrompere in qualsiasi momento, per domande che magari arrivano dai visitatori, la sua spiegazione e quindi interrompere la sequenza dell’illuminazione e una volta risposto, riprendere la sequenza delle scene da dove si era interrotta, senza dover per forza tornare all’inizio.

Il “Sequencer” permette anche di poter avanzare e tornare indietro nella scelta delle sequenze, quindi offre un metodo estremamente semplice e alla portata di tutti, per la gestione dell’illuminazione e del racconto attraverso la luce dei fatti più interessanti legati all’opera.

L’uso di sistemi digitali non esclude tuttavia la tradizionale modalità manuale: accensione, spegnimento, dimmerazione, richiamo delle scene sono disponibili attraverso degli interruttori manuali, così come per permettere l’accensione e lo spegnimento completo dell’impianto per gli operatori del museo non in possesso dell’app, è stato previsto un interruttore wireless battery free enocean posizionato in un punto non accessibile al pubblico Soluzioni messe a punto per facilitare la gestione da parte del museo, e soprattutto per permettere ai visitatori di apprezzare sia il mondo artistico-simbolico che sta alla base di questi affreschi sia la perfezione estetica dei dipinti perché realizzano secondo le parole di Vittorio Sgarbi “la luce della mente”.


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  • Anno
    2020
  • Committente
    Servizio Beni Monumentali, Comune di Ferrara: R.U.P. Arch. Natascia Frasson

    Musei di Arte Antica, Comune di Ferrara: curatore Dott. Giovanni Sassu
  • Progetto Illuminotecnico:
    STUDIO PASETTI lighting

    concept e progetto di riqualificazione della percezione visiva: Arch. Alberto Pasetti Bombardella con: Arch. Claudia Bettini, Arch. Chiara Brunello e Caterina Salvini
  • Fotografo
    Archivio iGuzzini